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L’intervento riguarda il recupero formale e funzionale dell’ex padiglione denominato Leonardo Bianchi. Si tratta di un progetto integrato che prevede, una volta terminato, l’incubazione di servizi polifunzionali per il sociale e per il turismo sociale.
Il processo di ascolto del territorio condotto per la costruzione del PICS di Aversa O.L.T.R.E., come descritto nel DOS, ha portato all’individuazione della necessità di intervenire sul polo della Maddalena che ospitava l’ex Ospedale Psichiatrico.
L’intera area si estende per circa 17 ettari (di cui 12 ettari sono costituiti da verde), confinando con i comuni di Trentola-Ducenta e Lusciano.
Oltre ad una valenza ambientale il complesso riveste anche una valenza storica, infatti fu fondato da Carlo I d’Angiò nel 1269, come Hospitium Lebrosorum, su di una preesistente e ancor più antica cappella. Successivamente in epoca napoleonica, per volere di Gioacchino Murat, il plesso si trasformò in “Reali Case de’ Matti” del Regno di Napoli, uno dei primi, se non il primo esempio di manicomio, chiuso successivamente a seguito della legge Basaglia del 1978. La dismissione effettiva del complesso manicomiale di Aversa, è avvenuta definitivamente alla fine degli anni ‘90.
Oggi l’intera area versa in uno stato di totale abbandono e degrado.
Molti dei comitati cittadini nati per promuovere un recupero dell’area sono intervenuti al forum chiedendo di avviare un’opera di riqualificazione e rigenerazione.
Per intervenire sull’intera area, però, la dotazione finanziaria di un solo PICS non basta.
Inoltre, la realizzazione di un intervento più ampio verrebbe resa complessa dal fatto che vi sono diversi titolari tra cui la Regione Campania e l’ASL di Caserta.
Pertanto l’intervento si focalizzerà sulla parte della Maddalena di proprietà del Comune di Aversa ovvero l’ex padiglione denominato Leonardo Bianchi.
Il progetto nella sua totalità ammonta a € 6.863.755,21 e si sviluppa su 5 azioni dell’Asse X, ovvero la la “6.7.1”, la “9.3.2”, la “9.3.8”, la “9.6.6”:
• sull’Azione 6.7.1 si prevede un intervento di conservazione e valorizzazione integrata mediante interventi di recupero del patrimonio architettonico, per un importo di € 1.843.051,41.
• sull’Azione 9.3.2 si prevede un investimento nelle strutture di servizi socio educativi per la prima infanzia per un importo di € 1.976.464,40.
• sull’Azione 9.3.8 si prevede un investimento nelle strutture di servizi socio educativi per la prima infanzia per un importo di € 1.358.408,48.
• sull’Azione 9.6.6 si prevede un investimento nelle strutture di servizi socio educativi per la prima infanzia per un importo di € 1.685.830,92.
Il Documento di Orientamento Strategico (DOS) individua nell’analisi SWOT tra i punti di debolezza un mercato del lavoro fragile e un disagio sociale diffuso (W6); tra i punti di forza invece evidenzia la disponibilità di spazi/contenitori da riutilizzare(S6), un’importante dotazione di beni di valenza storica artistica e presenza di parchi e aree a verde (S8), la presenza di associazioni per la cultura, lo sport, il sociale, la mediazione e l’integrazione culturale, lo sviluppo economico (S9), la presenza di servizi socio-sanitari erogati direttamente dal Comune e indirettamente tramite la partecipazione all’ambito socio-sanitario C6 – Casaluce (S10).
• Per quel che concerne l’Azione 6.7.1, uno degli obiettivi previsti nel DOS è “Valorizzare e sostenere le vocazioni territoriali nei percorsi di sviluppo locale, con particolare riferimento alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale, dell’impresa turistico-culturale ed enogastronomica”. L’intervento si inquadra sotto la linea di sviluppo “LS III – OPPORTUNITA’ E VOCAZIONE” del DOS ed è coerente con gli interventi: iii_b_1, iii_b_2, iii_b_3, iii_b_5.
• Per quel che concerne l’Azione 9.3.2 uno degli obiettivi previsti nel DOS è “Garantire la più ampia inclusione delle fasce deboli, sostenere le attività imprenditoriali che producono effetti socialmente desiderabili e beni pubblici non prodotti dal mercato, garantire soluzioni per la conciliazione lavoro-vita, integrazioni e mediazioni culturali”. L’intervento si inquadra sotto la linea di sviluppo “LS_IV BENESSERE E INCLUSIONE” del DOS ed è coerente con gli interventi: iv_a_1; iv_a_2; iv_a_3.
• Per quel che concerne l’Azione 9.3.8 uno degli obiettivi previsti nel DOS è “Garantire la più ampia inclusione delle fasce deboli, sostenere le attività imprenditoriali che producono effetti socialmente desiderabili e beni pubblici non prodotti dal mercato, garantire soluzioni per la conciliazione lavoro-vita, integrazioni e mediazioni culturali”. L’intervento si inquadra sotto la linea di sviluppo “LS_IV BENESSERE E INCLUSIONE” del DOS ed è coerente con gli interventi: iv_b_1; iv_b_2, iv_b_3; iv_b_4.
• Per quel che concerne l’Azione 9.6.6 uno degli obiettivi previsti nel DOS è “Garantire la più ampia inclusione delle fasce deboli, sostenere le attività imprenditoriali che producono effetti socialmente desiderabili e beni pubblici non prodotti dal mercato, garantire soluzioni per la conciliazione lavoro-vita, integrazioni e mediazioni culturali”. L’intervento si inquadra sotto la linea di sviluppo “LS_IV BENESSERE E INCLUSIONE” del DOS ed è coerente con gli interventi: iv_a_1; iv_a_2; iv_a_3; iv_a_4.
La metodologia progettuale si ispira alla filosofia dell’“Universal Design”, i cui principi e obiettivi sono stati sviluppati da un gruppo multidisciplinare di esperti presso The Center for Universal Design (North Carolina State University) nella seconda metà degli anni ’90 e sono:
1. Equitable Use (equità d’uso);
2. Flexibility in Use (flessibilità dell’uso);
3. Simple and Intuitive Use (uso semplice e intuitivo);
4. Perceptible Information (percettibilità dell’informazione);
5. Tolerance for Error (tolleranza dell’errore);
6. Low Physical Effort (contenimento dello sforzo fisico);
7. Size and Space for Approach and Use (misure e spazi per l’avvicinamento e l’uso).
Si tratta di una progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, con la maggiore estensione possibile avendo come target di riferimento tutte le persone di tutte le età, misure ed abilità, per questo definita come “Progettazione Universale”. Nel 2006 la “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità” ha ripreso e definito tale concetto nell’Art. 2, impegnando gli Stati membri a “incoraggiare la progettazione universale nell’elaborazione di norme e linee guida” (Art. 4).
L’Italia, con legge n. 18 del 3 marzo 2009 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2009) ha ratificato e resa esecutiva la Convenzione ONU, riprendendo la definizione di Universal Design: “Per “progettazione universale” si intende la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate.
La “progettazione universale” non esclude dispositivi di sostegno per particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari.”.
Insieme all’Universal Design si sono sviluppati nel corso del tempo altri approcci che tendono allo stesso obiettivo quali ad esempio l’integral accessibility, l’inclusive design e il design for all.
In particolare quest’ultimo approccio è stato definito nella Dichiarazione approvata dall’Istituto Europeo per il Design e la Disabilità, nell’Assemblea Annuale di Stoccolma del 9 maggio 2004, dalla quale emerge che il “Design for All è la progettazione che si rivolge alla diversità umana, alla inclusione sociale e all’uguaglianza. È un modo di pensare la progettazione di spazi ed oggetti che mette in grado tutti di accedere con pari opportunità alla partecipazione nella società.
Questo approccio olistico ed innovativo costituisce una sfida creativa ed etica ad ogni designer, progettista, imprenditore, amministratore pubblico e leader politico.
Lo scopo del Design for All è facilitare per tutti le pari opportunità di partecipazione in ogni aspetto della società. Per realizzare lo scopo, l’ambiente costruito, gli oggetti quotidiani, i servizi, la cultura e le informazioni – in breve ogni cosa progettata e realizzata da persone perché altri la utilizzino – deve essere accessibile, comoda da usare per ognuno nella società e capace di rispondere all’evoluzione della diversità umana.”